Sorella morte

La natura e le culture ancestrali del  mondo ci offrono una visione ampia della Morte come momento di passaggio, come trasformazione da una forma ad un'altra, non come una fine ma come un transito per un nuovo inizio.

 

Comprendere nel profondo e incarnare questa visione ci permette di risignificare il morire e tutto ciò che gravita attorno a questo grande tema, a questo potente archetipo.

Come poterlo fare nostro?

L'uomo fa parte della natura, questo è il primo grande paradigma che dentro di noi deve sviluppare profonde radici. La natura è la prima grande maestra se vogliamo sondare i grandi misteri della vita, lei ci mostra i cicli dell'esistenza, ci riporta in contatto con l'essenzialità e la Bellezza.

 

Come si manifesta la Morte in natura? 

Possiamo osservare il ciclo vita-morte-rinascita nel mondo vegetale con il susseguirsi delle stagioni, nell'inverno come morte necessaria all'arrivo della primavera, nel mondo animale con l'erbivoro che si nutre di erba, il carnivoro che si nutre dell'erbivoro e che, al momento della morte, diventa fertile nutrimento per la crescita dell'erba che nutrirà gli erbivori in un perpetuo ciclo.

La ciclicità è parte della natura, è parte di noi.

Perché dunque la morte viene dai più percepita come la fine? perché la vita viene vissuta come una linea retta, con un inizio, uno svolgimento e una fine? Perché non riusciamo più a riconoscere la nostra appartenenza alla natura e alla ciclicità della vita?

 

Un nuovo paradigma sta germogliando, una nuova ancestrale visione sta nascendo in molti cuori.

Noi desideriamo nutrire questo seme, desideriamo contribuire alla sua crescita e al suo espandersi.

 

LA MORTE NON E' LA FINE, è un momento di transito, proprio come la nascita, è un cambio di forma, una trasformazione.

TORNANDO A INCLUDERE LA MORTE, aspetto che la società attuale vive come un tabù, POSSIAMO RICONQUISTARE UN'INTEGRITA' CAPACE DI SOSTENERCI NELLA VITA E NEL LUTTO.

 

Nelle culture native di ogni parte del mondo, profondamente connesse alla natura, la Morte è, anche in questo caso, vista come un passaggio, come una trasmutazione e viene, dalla notte dei tempi, accompagnato da ritualità e cerimonie con la funzione di accompagnare il morente e l'intera comunità in questo potente viaggio.

 

Il rito ha svolto, e ancora svolge, un ruolo chiave nei momenti di transito. Il rito ci permette di entrare nell'esperienza, di viverla con uno sguardo sacro, di respirarla e di intensificare il sentimento. Il rito ha un grande potere nel condurre chi lascia il corpo e nel sostenere chi resta.

 

SOLO PERMETTENDOCI DI VIVERE PIENAMENTE LE EMOZIONI POSSIAMO TRANSVALUTARLE E RENDERLE ALLEATI NELLA VITA.

Il rito ha una funzione fondamentale per chi resta, in quanto permette, a chi se lo concede, di vivere pienamente il dolore e di salutare l'amato defunto ricolmandolo di amore per il suo nuovo viaggio. Questo è un aspetto molto importante! Troppo spesso rimaniamo bloccati nel dolore, nell'attaccamento, e questo non è funzionale, né per noi, né per chi lascia questo piano di esistenza.

 

IL MORENTE NECESSITA DI TUTTO IL NOSTRO AMORE. 

Questo amore può nascere solo se ci concediamo di vivere e sentire pienamente il dolore, di attraversarlo scoprendo, al cuore di questa esperienza, che l'amore è tutto ciò che serve, per chi se ne va e per chi resta. L'amore non toglie il dolore, ma il dolore, se vissuto pienamente, nutre l'amore e questo potente sentimento viaggia attraverso le dimensioni e raggiunge l'amato defunto, sostenendolo nel transito.

 

Il rito sancisce un fondamentale passaggio nell'elaborazione del lutto, lavora nell'inconscio, è un 'atto psicomagico' citando Jodorowsky.

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